MEA PULCHRA
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Da : "CAROVILLI per lumi sparsi" di Giordano Fiocca.
"I' MARCORD'"
Un vecchio contadino, che assisteva allo spettacolo, mi si avvicinò e dopo aver appoggiato le mani sulla "tridenza", con la quale attendeva di dare il suo contributo al processo della trebbiatura, quasi intendesse confidarmi un segreto, a lungo taciuto, con voce appena percettibile, a ritmo lento, iniziò a dirmi :<< Prufessò ! ì marcòrd' quando la tresca rappresentava l'ultimo atto di un lungo penoso cammino, caratterizzato da preoccupazioni ansie speanze timori e soprattutto da fatica, ed il cui epilogo, peraltro, rispondeva raramente alle attese, e, meno che mai, ai tanti bisogni che noi e le nostre famiglie avevamo sognato di soddisfare con il raccolto del grano.
Sarebbe dovuta essere festa di ringraziamento e rito propiziatorio, la tresca, ed, invece, troppe volte, si trasformava in una cocente amara delusione, non certamente imprevista, ma pur sempre amara, come tutto ciò che viene a troncare la tenue speranza, sempre accesa.
Ora a me piace assistere e partecipare, di ritorno dall'America, con animo distaccato, alla festa, e di notare la differenza con la tresca ed i suoi attori di ieri , pochi affaticati assetati tesi e malvestiti, assieme alle donne che apparivano sgraziate dalla sfibrante ininterrotta fatica, con i canestri in equilibrio sulla testa, intente a sostenere i loro uomini con una abbondante polenta, a colazione, e la pasta e fagioli, a pranzo, arricchiti, per l'occasione, dai peperoni, da piccoli anelli di salsiccia e dall'immancabile "céc'n" con l'acqua sempre fresca, a volte, unici momenti gratificanti, la colazione, il pranzo e l'acqua fresca, di un intero anno di lavoro.
Questa di oggi, con tanti attori, anziani, giovani e ragazzi, uomini e donne, spensierati allegri belli e vestiti a festa, indifferenti alla quantità e qualità del raccolto, interessati allo spettacolo, attraente e per molti originale e nuovo, soprattutto al contorno di musica canto e ballo e giuochi e di baracche che offrono ogni ben di Dio agli spettatori, tutti potenzialmente acquirenti, è la fedele "fotografia" dei tempi nuovi.
D'altra parte, mentre i buoi e i cavalli girano sull'aia davanti alla chiesa, sentiamo a più riprese il rombo di motori degli aerei che sorvolano S. Domenico e quello delle tante macchine che corrono veloci sulle due rotabili che lo delimitano, in stridente contrasto con il profondo silenzio di un tempo e con la presenza, anche essa silenziosa, delle pecore sparse per i campi, a brucar l'erba.
Peraltro "i' marcord'" che i giovani di allora cantavano e ballavano, al suono "d'll'uurianett'" , e facevano l'amore "annascuòsct" e nei giorni e nelle ore di riposo; mentre oggi essi cantano ballano e fanno l'amore sempre e dovunque, con o senza il frastuono del "grammofan' senza tromba, annascuòsct' e mbales', e pur 'iècch', vid', acquòsct, all'ara, all'apiert'".
Questi contrasti rappresentano il simbolo più eloquente dei tempi nuovi, di un mondo nuovo che non può far rimpiangere l'antico, anche se, a quel che ho appreso dalla lunga sofferta esperienza, accanto ai focolari di tutte le case, se non manca, come una volta il pane, manca sempre qualcosa che impedisce alla esistenza umana di essere godibile e non soltanto sopporabile.
e perciò, se mi fosse consentito, io vorrei suggerire ad alta voce, a tutta questa gente, di dimenticare, almeno nel giorno della rievocazione della tresca, i crucci, le ansie, le attese, ed il ritmo frenetico della civiltà e della vita contemporanea, e di sostare qui, tutti, sul verde del prato di S. Domenico, a parlare cantare e gustare insieme, anche in silenzio, questa giornata di particolare dimensione umana, senza fretta; ed ammirare lo spettacolo incantevole che offrono i boschi, i monti, i prati vicini e lontani, attendendo, all'aria aperta, che scenda la sera; finchè la luna, preceduta dal modesto luccichìo delle lampade delle nostre case, illumini, con il suo immenso chiarore, l'intero orizzonte, trasformandone radicalmente l'aspetto, e ci ricordi che facciamo parte integrante dell'universo infinito ed immortale e che, assieme a noi, diviene e si trasforma, giorno dopo giorno, e che, senza di noi, senza i nostri gusti pensieri e sentimenti, mutevoli e mortali, non avrebbe più niente di umano, non la razionalità, la immortalità, l'armonia, e, meno che mai, l'incanto e la bellezza che offrono al pellegrino gli unici attimi di serenità di pace e di gioia >>.