Aneddoti
MARIO C.
- Il marito era morto di recente dopo una vita di rinunzie e la giovane vedova stava
comprando un barattolo di nutella che non le era stato mai consentito prima.
Mario era anche lui al negozio, la guarda :
“vìde ca…ca….ca.. dalla desgriézia po' nàsce pùre la…..la…. griézia”.
- Andava dal Medico per gli auguri e, preoccupato per la balbuzie, Mario continuava a ripetere per strada“buon Natale, buon Natale……”
Bussò e alla persona che gli aveva aperto, gridò con voce alta e decisa:
"bu.…bu…….buuuuuuu…" ........" .bu..bu …bu………….vaffancùle"
e richiuse la porta.
- Mario continuava a bagnare abbondantemente il muro da intonacare perché al sole si asciugava continuamente, quando passò l'amico : “chemmuò re dié tutta s'àcqua, Màrie ? ” “ ca…ca…. sàcce ì che d'è la sète “.
- Discorsi al cimitero dopo un funerale:
"Madònna quànta vòte stème 'vnènne a ste cuomesànte!"
e Mario:
"n'è crìa a menì, basta che ze n'arième!"
-'Ntenièlla il Venerdì Santo andò presto la mattina alla Chiesa per fare visita al S. Sepolcro; la porta era chiusa e provò a bussare.
Mario che ancora doveva andare a dormire la vide e le spiegò:
"ne ce stà nesciùne, z'è muòrte!".
-Il prete, vedendolo barcollante, lo ammonì:
"Mario, quanti bicchieri hai già bevuto stamattina?"
"e tu quànta cumeniùne te sì fàtte?"
fu la risposta pronta e irriverente.
-Il prete entrando al bar Domenica mattina trova Mario:
"Mario, invece di spendere tanto per il vino, perchè non fai dire una Messa a tuo padre?"
"I' a pàtreme r'àia mannà abbìa ne fièsche de vìne.....e...ce r'àda pertà tùùùùùù"
RODOLFO C. "re mièdeche".
-Adelina era sdraiata per terra e non dava segni di vita attorniata dai parenti preoccupati.
Il medico Rodolfo, corso alla chiamata , si chinò su di lei ma subito rialzatosi esclamò:
“che d'é se pellòne Delìna!”
I parenti si scusarono col medico e se la presero con Adelina.
-Come molti della sua compagnia, il medico tornava d'estate per le vacanze ed erano giornate
di bagordi e notti insonni. Verso la fine delle vacanze, preso dalla stanchezza soleva ripetere:
“ n'è repùse sta fatìa nostra!”.
-Negli anni ‘50 il medico portò per la prima volta a Carovilli, con qualche imbarazzo per quell'epoca, la compagna Ester con Livio, figlio di lei. Sono seduti davanti al circolo il medico e il maestroVirgilio mentre passa Livio.
“cùia è se vagliòne ?”
gli chiese Virgilio
inopportunamente.
“è Livie”
“qùia è Livie?” insistette pericolosamente Virgilio.
“è re fìglie de Ester”
“qùia è Ester ?”
Virgilio se l'era cercata:
“vàtte a fa strafòtte, Virgì!” e si concluse il dialogo.
-Appassionato di musica, il medico Rodolfo insegnava musica ai giovani del paese. Eutimio Scarpitti andava fuori tempo e il maestro lo riprendeva spesso:
"che tiémpe è quìste?"....."che tiémpe è quìsse?....."
E un giorno l'allievo spazientito e rassegnato esclamò:
"Miédeche, quìste è tiémpe perdùte" e abbandonò le lezioni.
LO IETTATORE
-Andemino temeva molto le iatture e quella mattina, mentre alzava la saracinesca per portare il furgone al
mercato, arrivò lo "iettatòre":
“Anselmì, addò viè stamatìna?”
“ addò ìva ! “
e richiuse bestemmiando la saracinesca .
-Lo "iettatòre" ad Andemìno :
“Anselmì, stamattina sò ‘ncuntràte ne uòtte nìre e me sò fatte ‘na
rattàta….!
“chi z'è rattàte, re uòtte ? ”
rispose Andemìno grattandosi a sua volta.
TATA PEPPINE
- Non era uomo di chiesa Peppino, ma per la S. Pasqua, su pressione
della moglie, andò a confessarsi.
Al ritorno a casa la moglie voleva sapere :
“ Peppì si fatte?”
“si, si, ma … ne me songhe fatte scanagliè!”
- Giovedì Santo in Chiesa si celebrava la Passione e arrivavano “re
cafùne” dalla campagna con le coperte bianche sulle spalle, passavano
davanti alla “Società” dove c'era tra gli altri Tata Peppine :
“Peppì ‘ne ce viè alla Chiesa?”
“se addò iète vù fùsse còsa vòna, re segnùre nen ve farrìane truvà
pòste”
DON GIOVANNI E CAMELLETTE
- Era morto molto povero e i parenti dall'America chiesero che gli venisse
fatto il funerale: sarebbero tornati entro l'anno per regolare i conti col prete e il falegname.
Dopo più di un anno il prete Don Giovanni parlando sul sagrato con
Camilletto il falegname :
“dìce che avèvane menì, ma nen z'è viste nesciùne!”
“Don Giovà a te s'é chiècchiere, a me s'è tàvele”
ZIA BEBE'
-Zia Bebè aveva un negozio di alimentari e da poco vendeva anche carta igienica, merce
richiesta dai clienti più benestanti. Perciò si meravigliò alla richiesta di un rotolo fatta da
una ragazza di modesta famiglia e le chiese:
“ pe qualìsse cùre è ?”.
AL CIMITERO
-Il custode del cimitero, nel disseppellire uno scheletro, con una zappata maldestra mandò in frantumi il teschio.
Nella cassetta sostituì il teschio prelevandolo tra quelli dell'ossario.
Quando i parenti giunsero per il rito il figlio esclamò:
“ huuu……..e mamma nen tenèva manche ne dente !!!!”
-A Castiglione uno dei due fratelli aveva ereditato dal padre meno dell'altro.
Quando dopo anni andarono entrambi al cimitero per chiudere la cassetta delle
ossa e il teschio non entrava, il diseredato sbottò:
“ièttare se cùope, che n'è miè capìte crìa!”
DOCUMENTI !
- Aveva bevuto tanta birra e Bruno invece di andare al vespasiano dietro la Chiesa, la fece
dal muretto dell'orologio, ma proprio allora arrivava la camionetta dei carabinieri .
Alla richiesta dei documenti rispose :
“e pe pesciè ce vuònne re documiènte ?”
Finì in caserma.
MARIO B. E ZIZZINO
- Al bar il discorso scivolò di nuovo sulle performance sessuali di cui ognuno dei
due si vantava:
“i m'àia sta sòde ca mòglieme aspètta”
osservò Zizzino e Mario che di figli ne aveva più di uno :
“ ah baccalà, nen siè che te pièrde! “.
DAVEDUCCE
-Alla solenne Messa della Concetta la Chiesa era gremita di gente e Daveducce era
andato per vedere la sua promessa sposa, ma non l'aveva trovata.
All'uscita gli chiedono:
“qùia ce stà alla chiesa?”
e lui mestamente :
“n' ce stà nesciùne!”.
RIENTRO A CASA
-Quella sera aveva bevuto più del solito e tornato nottetempo alla masseria s'era fermato barcollando a pochi metri dal portone di casa dove la ripida discesa lo bloccava.
La vicina che abitava più in alto lo vide e gli gridò :
"chemmuò n'agghiene?"
"se putèva agghianà, calàva!"
-Da un pò di tempo qualcuno prendeva ogni giorno una zamarda dalla sua catasta. Un giorno si appostò e intervenne :
"che d'è sa còsa de tòglie nà zamàrda a re iuòrne? "
"tiè ragiòne,....sarrà ca ce vò n' uòsene!"
RE VARDARE
-"Addò viè?"
chiese al commilitone del paese vicino che passava davanti alla sua bottega.
"tènghe ne guié, vàglie dall'avvocàte, ca quìre pedecchiùse de..... m'è denunciète.....è pròpie ne pedecchiùse... "
" Isse è pedecchiùse......e tu t'àda grattà!"
-La zingara petulante voleva leggergli la mano e lui gliela porse. La zingara parlava, lui assentiva e lei continuava soddisfatta di azzeccarci. Alla fine re vardare :
"sì addeveniète veramènte tùtte, abbìa na còsa si sbaglièta"
"e qualèssa?"
"ca nèn te dènche mànche na lìra"
Piero Putaturo