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Le creazioni

Mea Pulchra
La raccolta



I mestieri

Numerosi e valenti sono stati gli artigiani, re artiére, di Carovilli che si tramandavano le attività di padre in figlio.
Diffuso era il gusto artistico maturato nel rispetto della tradizione e del "Mastro".

Le botteghe erano anche luoghi di ritrovo dove stare in compagnia e trovare un braciere nella stagione invernale.



Il falegname

A Carovilli da ragazzo andavo a trovare Camellètte. Rassicurato dal suo sorriso, mi aggiravo per il locale in cerca di pezzi di legno per i miei giochi; talvolta mi spingevo fino in fondo dove erano impilate le bare, re tavùte; vidi costruire un carrettino a tre ruote, la carrozza, con cui giocai per diverse estati.
Seguirono i figli Meliùcce e Resàrie: lo stesso garbo, la stessa ospitalità. Un cascione da grano in miniatura, un tric-trac per la Settimana Santa: oggetti che Rosario costruiva per gli amici.
L'estate con la porta aperta e l'inverno con la stufa accesa e un bicchiere di vino per gli amici.

Il bancone e il tornio provengono dalla bottega di Damiène, il banco da arrotino dalla bottega di Stefano Scarpitti, gli attrezzi da bottaio dalla bottega di Camillone Lucarino.



Il legno proveniva per lo più dagli alberi del luogo: cerro, castagno, noce.... I tronchi venivano spostati con l'apposito attrezzo, segati col segone a due manici in pezzi da due metri e questi a loro volta in tavole col segone intelaiato. La operazione era impegnativa per fatica e precisione: le tavole dovevano essere diritte e con spessore costante per potersi accoppiare bene tra di loro. Oggi i segni di questa segatura a mano sono riconoscibili sulle tavole dei mobili poveri e dei solai e danno anima ai manufatti. Seguiva l
La finitura delle superfici si otteneva mediante pialle e pialletti a mano, chianuòzze.



Il fabbro


La bottega di mastro Cesare stava di fronte casa a Corfinio, in valle Peligna, dove abitavo da ragazzo. Il locale nero di fumo, la forgia fumante sotto il soffio del mantice, il pavimento sterrato, i lampi della fiamma ossidrica, i colpi ritmati del martello sul ferro incandescente tenuto dalle pinze del mastro. Rimanevo affascinato sull'uscio. Poi un giorno Amleto l'apprendista mi fece entrare e mi insegnò a usare il saldatore e feci una barchetta.

A Carovilli c'erano Silvestri Antonio e Tonino detto La Fonte, e mastro Costanzo.

C'era poi Ricchiuti Ambrogio, zì Mbròsie, maestro di tempera, appresa in Puglia: controllava la velocità di raffreddamento del ferro strofinandolo prima con una bacchetta di legno e poi con un corno di agnello.....

Dalla sua bottega, passata poi ai figli Alessandro e Paolo, proviene il trapano a colonna. Usavano trapani a mano: re mescrìglie, re vèrde, re manùbrie, la mancìna e le punte venivano forgiate e temprate in bottega.



Lo scalpellino/muratore



La capacità tecnica e artistica degli scalpellini di Carovilli era conosciuta e apprezzata in tutto il circondatio.


Alla fine dell'ottocento Ascenzio Scarpitti si recò in biga a Firenze attratto dal bugnato visto in una cartolina: lo riprodusse con maestria per la sua casa.

Una delle cave di "pietra carovillese" era sulla strada per Miranda: una pietra compatta, grigio-celeste. I massi venivano esaminati attentamente, se ne sentiva il "suono" col martello per individuarne i difetti che avrebbero compromesso la lunga fatica dei mesi invernali.


Il Prof. Renzo Carano descrive in maniera suggestiva la attività degli scalpellini "Catà" e "Antoniùccio" (dalla Raccolta "Piazza Santa Maria").



Tra i lavori più frequenti degli scalpellini c'erano i portali ( vedi "Il paese") e i caminetti.




A Carovilli all'inizio del novecento lavoravano almeno una ventina di scalpellini tra i quali :

Ascenzo Scarpitti
, Carluccio Stizza, Guiduccio Putaturo (
battistero Chiesa di Castiglione), Giuseppe Carano (Peppìne Carmène), Vincenzo Putaturo (portale Chiesa di Castiglione), Gaetano Di Iorio (Catà), Antonio Carano (Antoniùccio), e poi ancora Rodolfo Carano, Gaetano Putaturo, Gino Scarpitti, Lorenzo Scarpitti, Antonio Ricci, ecc.


Attrezzi da muratore in mostra : la zappa per impastare calce e cemento, l'attrezzo per spianare e lisciare le malte, la gravìna per lavorare le superfici della pietra. Vi sono anche alcuni coppi con disegni e scritte incisi nella creta e alcuni mattoncini cavi di forma cilindrica per la costruzione delle volte.



L'imbianchino

Ottorìne, l'imbianchino, persona gioviale ed estrosa: scherzava sempre e mi affascinava con il suono a tromba delle labbra, mentre dava di pennello.
Sono sue le mascherine da pittore, stampìne, che sono esposte assieme alle terre colorate e alla macina per ottenerle.

 

Il calzolaio

Caratteristici sono gli scarponi con le centrèlle (chiodo con testa a fungo per proteggere la suola delle scarpe dalla usura detta anche "pònda parìgge") e i gambali.

Nel racconto "Sànde" R. Carano ci regala una immagine indimenticabile del personaggio e della sua bottega da calzolaio.

 

Il conciabrocche

Il conciabrocche si sentiva per strada: "piatti e ombrelli rooo...tti". Lavorava infilando fili di di ferro in piccoli fori praticati nella ceramica con un trapano a mano, la mancìna.

 

Il ramaio




La attività del ramaio era molto sviluppata nella vicina Agnone. Re cavàglie, di cui abbiamo solo una ricostruzione , era l'attrezzo sul quale il ramaio sedeva a cavalcioni per modellare il rame con particolari martelli a testa allungata.




Il sarto

 


Rodolfo Fiocca
, bravo sarto, andò negli anni '40 in America ma non ebbe la fortuna che meritava perchè già iniziava la produzione in serie degli abiti. Le riviste di moda e sartoria esposti, con campionari di stoffe, sono degli anni 1878 e seguenti.

 


L'elettricista


Parte dell'impianto elettrico della cantina è allestito con materiale della prima rete di illuminazione del paese che fu realizzato da Stefano Carano con contratto di appalto del 1916.





Accessori elettrici in ceramica, bachelite e legno.



 

Una radio degli anni'50, un televisore 15'' anni '60 e un computer anni '70.

 

Il fotografo- grafico- rilegatore



Macchina fotografica Zeiss degli anni '30

 


 

Struttura in legno per appoggiare le lastre fotografiche




Macchina da scrivere "Olivetti 82" degli anni '50




Lamierini usati per marchiare le botti:
(DRC=Di Rienzo-Carano / SC=Stefano Carano).



Accessorio per copie eliografiche.

 


Attrezzo per eseguire la staffilatura: fase di legatura del libro che consiste nella formazione della nervatura mediante pressione degli spaghi sulla pelle aderente al dorso del libro.

 


Gli scultori-pittori

Tra la metà '800 e metà '900 , Emilio Labate e Nicola Fiocca sono tra gli artisti più apprezzati di Carovilli.


Emilio Labate (1826-1919) ha prodotto apprezzate statue in legno presenti nelle chiese della regione, e di piccole sculture a soggetto sacro e profano di scuola napoletana.





Nicola Fiocca
(1884-1948), formatosi alla Accademia delle Belle Arti di Napoli, è stato valente artista nella pittura e nella scultura.



Opere di N. Fiocca conservate da privati:




Oggi Antonio Falasca lavora la pietra per hobby, con apprezzabili risultati. Ho trovato in lavorazione nella sua bottega
una raffinata acquasantiera, un gruppo di cinghiali al pascolo e un bassorilievo di S. Stefano del lupo.
Complimenti Antonio!


A Castiglione Domenico Di Frangia , detto Mìnghe, ha scolpito con passione animali e caminetti. Tra le sue sculture più note: i
gatti e la tartaruga



La banca


La cassaforte è del 1920 circa e testimonia la prima attività bancaria di Carovilli tenuta da Nicola Fiocca.




Il medico



Gli oggetti esposti sono dell'inizio del '900 e provengono dagli studi medici di Federico Putaturo (poltrona e trapano da dentista) e Rodolfo Carano (stufetta in ghisa, apparecchio per elettroterapia, bicchierini per disinfettare gli occhi, apparecchio per clistere).



Il costruttore

A cavallo tra l'800 e il '900 operava a Carovilli la impresa di costruzioni di Giovanni Fiocca (1853-1925) che, assieme ai figli, realizzò opere edili e stradali di notevole impegno.

Tra queste il ponte del Vallone sulla strada Roccasicura-Fòrli, che fu più volte distrutto dalle piene; G. Fiocca realizzò l'intervento definitivo che gli valse il nome di Giuònne re Vallòne (il ponte c'è tuttora).


Per contatti
postmaster@meapulchra.it