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Mea Pulchra
La raccolta




La cantina


Questa parte della esposizione si trova nella zona più interna della vecchio deposito di vino di Stefano Carano.


Le botti piene di vino, provenienti dalla Puglia, venivano scaricate alla vicina stazione ferroviaria e con i carretti raggiungevano la cantina. Vino pugliese forte e scuro, l'unico disponibile e, in particolare d'estate, si beveva con la gassosa.

La cantina di S. Carano si trovava in una zona del paese molto attiva per la presenza del pastificio "Jim" , nome dato in America a Vincenzo Sferra, e di un emporio commerciale con annesso distributore di benzina dello stesso "Jim".

Arrivavano dalle masserie e dai paesi vicini per fare la spesa, con carretti e animali da soma che in fila si vedevano scendere dal Tagliamento.

Di fianco alla cantina c'era la neviera, la nevèra, una costruzione cilindrica parzialmente interrata che serviva come deposito della neve raccolta d'inverno ed adoperata nella stagione calda per raffreddare cibi e bevande e per scopi terapeutici come emorragie ecc..

Una vecchia filastrocca definisce i Carovillesi "tavernìére", e la conferma è nel numero di cantine sparse per il paese come ricorda il verso "In ogni via ce sta 'na cantìna"
:

La Paccùta, Delia Ciabbettòne, Antonio Ceccòtte, Pallòne, Maria De Brìgeda, Stèfano Caràno (grossista), Germano Cesàri (grossista), 'Ntònie Tennélla, La Mechelòna, La Piscechiéta, Amedéo, Belluònie, Cicchepaule, Lucia Mandròne, Ottàvie, Mansuéte, Sànte , Carméla, Vèlia .


Vinificazione e conservazione del vini


Il vino proveniva in prevalenza dalla Puglia perchè l'uva del circondario era di bassa gradazione e qualità.
Negli ultimi decenni si è sperimentata la vinificazione con uve provenienti dalle regioni vicine.


Nella fermentazione tradizionale delle uve, si pongono nella apertura delle botti i "tappi colmatori": particolari attrezzi in vetro o terracotta che evitano il contatto del vino con l'aria.
Il mariuòlo è un tubo di vetro che, immerso nel vino della botte , ne consente l'assaggio.

L'ebulliometro di Malligan serviva ai grossisti per controllare il grado alcoolico del vino proveniente dalla Puglia.


Gli imbuti e i contenitori per il travaso sono in rame per allontanare dal vino gli anticrittogamici messi sulla vite tramite irroratori o polverizzatori.




Il lavabottiglie pompa l'acqua all'interno della bottiglia e aziona una spazzola in acciaio per le incrostazioni.

 



La chiusura delle bottiglie si ottiene con tappo di sughero o con gommino e leva metallica.






Nelle cantine si usavano contenitori in vetro da 1/4 , 1/2 , 1 , 2 litri e contenitori in metallo da 5 ,10 , 20 litri.
La antica misura in metallo equivalente a un decalitro era detto "sestàre".
Il "carafòne" era il bottiglione da 10 litri.


Fino a pochi anni fa era proibita la distillazione per ottenere prodotti alcoolici e in questo clima di "proibizionismo" si usavano distillatori artigianali.
Si distillava frutta dopo averla lasciata macerare.


Le bottigliette di gassosa riportano le scritte dei produttori locali :

"A.&E. TAMASI CARPINONE"

"SINALCO ITALIA" "LA BOTTIGLIA NON SI VENDE"

"IORIO DOMENICO S.N.C. CAMPOBASSO"

Le bottigliette di aranciata hanno la chiusura a sfera di vetro, un tempo ricercatissima dai ragazzi.

Le bottiglie di birra avevano la chiusura con tappo in sughero.


I boccali e alcune fiasche, dette cècene o trufi, provengono dalla vecchia cantina di S. Carano.
Un componimento popolare abruzzese cita il trufo :

"La padroncina vien con la canestra,
ci porta la pietanza e la minestra.
In testa la canestra e il "trufo" in mano,
la canestra gli fa da parasole,
gli occhi neri lucenti, un altro sole".


Le fiasche usate per il vino hanno talora una strozzatura al collo e complicati fori di passaggio per il liquido in modo da rendere difficile la bevuta e perciò erano dette scherzosamente "bevi se puoi".
I contenitori per l'acqua, a differenza di quelli per il vino, non hanno la invetriatura e quindi, trasudando, rinfrescano l'acqua.
Il primo in basso è un vaso da notte, cacatùre, seguono i trimmoni e i trufoli e, a parte, la concarella marchigiana.


Per trasportare vino o bevande nei campi o al pascolo si usavano bottigle in vetro impagliato o in alluminio oppure botticelle in legno a doghe o in massello.
Il fiasco esposto ha una cavità nel vetro per contenere il ghiaccio refrigrante tirato su dalla neviera.


 

Dalla puglia provengono le eleganti bottiglie in ceramica dipinta a mano.

 



Per contatti
postmaster@meapulchra.it